giovedì 4 aprile 2013

Venice, mon amour!

Finalmente è spuntato alto il sole.
Soffia leggera la Bora da Trieste.
Il vento pungente poco ci interessa dopo la pioggia di stanotte.
Oggi è un nuovo giorno nella laguna più bella d'Italia.
Ci siamo alzati presto e camminiamo da più di mezz'ora.
Siamo digiuni, ma c'è un perchè.
Come al solito la mia ragazza resta indietro per fare foto.
Questa volta non posso darle torto e la lascio fare.
Anche io sono incantato da queste stradine tortuose, collegate tra loro da piccoli ponti sospesi sull'acqua.
Siamo in fila indiana, il mio amico Mauri è in testa al gruppo.
Come una brava guida turistica ci indica il percorso da seguire.
Se sbaglia, la colpa è sua.
Mi sembra giusto.
I primi raggi del mattino riflettono il rosso e il giallo delle case nel verde dei canali.
Una piccola foschia si leva dall'acqua e rende l'atmosfera del tutto surreale.




Questa città è incantata.
E' come scivolata via dai sogni di qualche innamorato.

Voltiamo a destra e poi a sinistra.
Di tanto in tanto mi giro per vedere se le ragazze si sono fermate alle vetrine di qualche boutique.
O, più probabile, se sono lì che si fanno le foto a vicenda.



La strada è talmente stretta che posso toccare i muri delle case con entrambe le mani.
Poi improvvisamente si interrompe decisa. 
Il contrasto tra le calle e piazza San Marco mi lascia stordito.
La Cattedrale si staglia bianca sul piastronato di una delle piazze più famose d'Italia.
Puro stile gotico fiorito dalle forme arabeggianti.
Una meraviglia del mondo per i cultori dell'arte.



Ma la mia attenzione viene rapita dai rintocchi regolari di una campana.
Mi volto a destra e l'occhio mi scorre veloce sui mattoni rossi del campanile.
In cima alla cuspide l'arcangelo Gabriele veglia sui venti che soffiano nella laguna.
Sembra il guardiano di una fiaba senza età.
Come noi qualche altro turista resta silenzio a testa in su.
Il mondo si è fermato al suono di quelle campane.
Poi mi giro di scatto.
Un battito d'ali di qualche piccione che si leva da terra.
D'istinto mi copro la testa per paura di qualche doccia inaspettata.
Poi sotto il loggiato scorgo un piccolo gruppo di persone che attende di entrare in un locale.
Mia nonna mi ha fatto una testa come un pallone.
Non penso ad altro da quando siamo partiti.
E' lui, senza dubbio.
Il famoso Caffè Florian.




Caffè più antico d'Italia, Casanova vi corteggiava le dame e Goldoni ne entrò ragazzo.
Mentre si servivano caffè e vini d'Oriente, la storia passava davanti alle sue vetrine.
Lo splendore della Serenissima e la sua caduta, le cospirazioni segrete, la cura dei feriti nei moti del '48.
Umori, pettegolezzi e chiacchiere frivole sulla moda erano gli argomenti maggiormente trattati dalla sua clientela illustre.
Le sue sale affrescate in stile Liberty e orientale mi riportano subito a quell'atmosfera.
Vi giuro, sono senza parole.
Grandi specchi ovali dai motivi dorati, antichi candelabri ottocenteschi e dipinti di personaggi illustri.
Qui dentro si respira la storia.
Una storia che si è fermata a quel "Andemo da Florian" che accomuna i veneziani.



Non so dove guardare, sono estasiato.
Ci raggiunge un cameriere vestito di tutto punto: completo bianco e papillon dello stesso tono. Con un piccolo inchino ci fa cenno di seguirlo ed entriamo nella Sala delle stagioni.
Quattro figure di donne dipinte ci guardano prendere posto al nostro tavolo, rivestito da una delicata tovaglia di lino bianca.
Ci sediamo su sedie di legno impagliato con un motivo dorato che ricorre finemente.
Ci portano il menù.
Con lo sguardo scorro veloce i prezzi.
Ammetto che non sia uno dei locali più economici.
Ma signori, qui siamo nel salotto più bello del mondo.
Ci può stare.
Ordiniamo quattro cappuccini schiumosi che ci arrivano su un delizioso vassoio d'argento.



Come D'Annunzio e Charles Dickens ci sentiamo illustri anche noi.
Sullo stesso vassoio arrivano anche i nostri cornetti.
Il latte montato del cappuccino è talmente invitante che faccio fatica a non inzuppare la brioche.
Non sarebbe educato e mi trattengo.
Mi porto il croissant alla bocca.
Come al solito chiudo gli occhi.
Avverto un'ondata dolce sul palato.
Sa di crema e vaniglia, con una punta di limone.
Estasi. Puro.
Riapro gli occhi e il solo colore che percepisco è l'oro.
Sono uno scrittore dell'Ottocento che decanta dolcetti e pasticcini?
O forse sono un musicista che scrive opere celestiali?
Mi volto e vedo la mia ragazza che trangugia il suo cornetto.
Non sembra proprio la classica dama dalle ampie gonne barocche.
Torno alla realtà quando ci arriva il conto.
Non importa, questa volta offro io.

Usciamo dall'Eden terrestre e ci dirigiamo al Servizio gondole.
Questa vacanza non voglio farmi mancare nulla.
100 euro li spendo volentieri.
Ci mettiamo in fila dietro un gruppo di giapponesi, attendendo il nostro gondoliere.
Arriva un uomo sulla quarantina, pantaloni blu e maglietta bianca e azzurra a righe orizzontali.
Giacchetto a vento e un curioso cappello di paglia, dal motivo che ricorda quello della maglietta.
Ci parla con l'accento inconfondibile di chi ha solcato le stesse calle per parecchio tempo.
Sul Canal Grande ci sono tanti piccoli moletti in legno che attendono i turisti per tutto il giorno.
Con incedere trionfante da primo della classe, Mauri guida la fila dietro al gondoliere.
Ogni tanto si gira e ci fa un sorriso a 34 denti.
Finalmente giungiamo alla nostra gondola.
E' di un nero lucido con dei divanetti in pelle rossa che ricordano vagamente un club per soli uomini.
Niente male per essere le 10 del mattino.
Aiutiamo le ragazze a salire, dato che sono le piu' imbranate.
Poi e' il nostro turno.
Il nostro capitano si posiziona in piedi alle nostre spalle, afferra un lungo remo di legno e si accinge a compiere una manovra da timoniere perfetto.
Dal parcheggio fa retromarcia e si butta piu' a largo schivando le altre gondole che stanno rientrando ai moli.
Si leva un vento ghiaccio che ci taglia le guance.
Poco importa dato che svoltiamo subito a sinistra e ci dirigiamo sotto il Ponte dei Sospiri.
Capisco che fosse il passaggio che dal Tribunale portava i condannati alle carceri, ma a me il nome inquieta.
Mi fa venire in mente le anime dei defunti.
Avrebbero potuto chiamarlo con un altro nome, magari il Ponte che non solcherai due volte, o forse sarebbe stato anche peggio.



40 minuti di dondolio sull'acqua mi fanno da ninnananna e per poco non mi addormento.
In realta' quel che mi circonda mi tiene sveglio.
Giriamo senza esitazione tra le calle incantate, in fila indiana dietro altre gondole che avanzano lente.
C'e' un traffico degno della Tangenziale di Milano.
I gondolieri tra loro si salutano in un dialetto a me incomprensibile.
Passiamo la Casa di Marco Polo, Wagner e Casanova, ma non ci facciamo mancare nemmeno quella del Maestro Vivaldi.



A volte rifletto sul perche' sia tanto attratto dall'estero, quando in Italia abbiamo dei posti tanto unici e meravigliosi.
Venezia e' una perla.
Il mondo fa bene a invidiarcela.




Torniamo al molo dopo un giro nel paese delle fiabe.
Le campane di San Marco rintoccano le 11.
E' quasi ora della sorpresa.
Da piu' di una settimana io e il mio amico Maurizio stiamo progettando qualcosa che fara' smettere le nostre donne di lamentarsi.
All'una in punto sfodereremo il nostro asso nella manica.
Solchiamo Piazza San Marco in lungo e in largo per quattro volte, poi ci dirigiamo alle bancarelle in cerca di qualche souvenir.
Ora passiamo davanti al lussuoso Hotel Danieli.
Per chi di voi non ne avesse mai sentito parlare, nemmeno guardando il film The Tourist col grande Johnny Depp, si tratta di uno degli hotel piu' sfarzosi di Venezia e probabilmente piu' belli del mondo.
Il desiderio di vederlo all'interno e' forte, ma le guardie della sicurezza impediscono l'entrata ai turisti curiosi.
Poi Maurizio si fa coraggio e entra.
Io lo seguo, ma le ragazze tentennano per paura di ricevere una sonora partaccia.
Afferro la porta scorrevole dai cristalli trasparenti e siamo dentro.
Signori, non cercate il Paradiso in alto tra le nuvole.
Il Paradiso e' sulla terra, all'hotel Danieli.
I miei aggettivi non saranno degni di tanto lusso.
Non ho parole per descrivere quel che mi e' passato per la testa quando siamo entrati.
La Reception sembra custodita da un giardino segreto fatto di marmi sfarzosi e fiori lilla che scendono dal soffitto di vetro.
La luce entra verticale e crea un riflesso strano sulle pareti marmoree.
Ampie scalinate salgono su per il palazzo, rivestite da un tappeto rosso in perfetto stile principesco.



Ci avviciniamo al bancone.
Ci indicano l'ascensore.
Le ragazze non fanno che ridere estasiate, perche' di sicuro quelle stanze le ha percorse il loro attore preferito, che deve anche essersi specchiato nel vetro invecchiato dell'ascensore.
In pochi secondi raggiungiamo l'ultimo piano.
Le sento indugiare dietro di me perche' scorgono il ristorante apparecchiato.
"Abbiamo riservato un tavolo per il Brunch di Pasqua" dico al Metre che ci accoglie.
Ora le avverto sghignazzare. Non ci credono mica.
Il cameriere ci fa cenno di seguirlo.
Ci porta a un tavolo apparecchiato con fini posate d'argento, bicchieri in vetro soffiato di murano e lunghi flut.
Tovaglie bianche e poltroncine in velluto rosso.
Se vuoi far credere alla tua ragazza di essere il suo Principe Azzurro, trattala da Principessa.

La vista toglie il fiato.
La laguna scintilla come una pietra preziosa ai nostri piedi.
E noi siamo sul tetto del mondo.


Luigino e' un cameriere coi fiocchi.
In tutti i sensi.
Ci accoglie con raffinatezza, ma si contraddistingue per la sua simpatia,
cercando in ogni modo di farci sentire a nostro agio.
Ci offre un Ferrari Perle' Millesimato ed un Rose'.
Noi optiamo per il secondo.
Fino alle 16.00 possiamo mangiare e bere a volonta'.
Avanziamo verso il Buffet.




Una sala a vetri sul Canal Grande sarebbe gia' di per se' la fine del mondo.
Una terrazza imbandita di tante prelibatezze sull'attico dell'hotel Danieli e' paragonabile all'Apolcalisse.
Ai quattro punti cardinali della sala si trovano quattro diversi banchetti.
A ogni banchetto due chef sono pronti a cucinare sul momento quel che si desidera.
Mi dirigo agli antipasti e scelgo Prosciutto Crudo affettato a mano, treccia di mozzarella e stracchino, uova farcite con riso al tonno e cocktail di gamberi in salsa rosa.
Direi che come primo assaggio puo' bastare.
Le ragazze puntano subito ai primi piatti.
Tagliatelle e maltagliati al ragu' e ai frutti di mare, al delicato pesto alla genovese o al delizioso pomodoro dello chef.
Maurizio afferra tre piatti vuoti.
Oggi ha intenzioni serie.
Caserecci con i totani su un letto di pomodorini, cosciotto di prosciutto con glassa al miele e punta di petto di manzo.
Mi fa assaggiare l'ultimo.
Signori, mi scendono le lacrime.
Non ho mai mangiato niente di cosi' sopraffino.
La carne e' talmente tenera che si scioglie in bocca.
Il gusto a meta' tra il dolce e il salato mi manda in estasi.
Vi giuro, e' il top.
Luigino torna ogni 5 minuti con lo Champagne.
Di questo passo alle due saro' ubriaco fradicio.
Brindisi dopo brindisi, arriva il momento del dolce.
Immaginate un dessert qualsiasi.
Qui ce l'hanno tutti.
Panna cotta ai frutti di bosco, mousse al cioccolato e pistacchio, crostate di ogni genere, torta alle noci.

Ma il loro tocco magico e' il Tiramisu'.
Ovviamente giocano in casa e ci lasciano spiazzati.
La differenza con quello classico conosciuto da tutti noi, consiste nell'aggiunta di uno strato di pan di spagna oltre a quello dei pavesini.
Il mascarpone e' un po' piu' denso del tradizionale, il che indica, forse, l'utilizzo di gelatina nel composto.
Ne prendo una forchettata e lo porto alla bocca.
Incrocio lo sguardo degli altri tre.
Tutti sorridono col cucchiaio tra i denti.
E' buon segno.
La sorpresa e' riuscita.



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